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Once Sziget, Always Sziget. Il racconto dell’edizione 2023

Sziget

Ho poche certezze nella vita. Che l’acqua frizzante è meglio della naturale; che Battisti è meglio di Mogol; che l’arbitro Taylor è meglio che non si faccia vedere a Roma.

E che se vuoi vivere un’esperienza irripetibile la tua destinazione ad agosto è Obudai Sziget, K-híd, Budapest.

Intendiamoci, niente di che a prima vista: uno spicchio di periferia in pieno boom edilizio di una capitale che, da quelle parti, neanche si percepisce come tale. Un ponte arrugginito ricordo di un austero passato industriale, a metà tra l’affascinante e l’ecomostro.

Ma dopo il ponte la vita, l’amore, la libertà, la giovinezza.

È il Sziget Festival mon amì. 6 giorni e 6 notti di festa tra musica, giochi, luci, risate, spettacoli, laboratori, amicizie, innamoramenti, follie collettive e cazzate individuali: un luna park per adulti insomma, dove si balla, si cammina, si suda, si beve. Si vive. A trent’anni dalla nascita (era una piccola rassegna periferica per musicisti emergenti ungheresi in un paese appena uscito dal rigore sovietico) il festival dell’isola si conferma uno degli appuntamenti cult dell’estate musicale europea, arrivando quest’anno ad ospitare una media di 90.000 persone al giorno (praticamente la decima “città” più grande dell’Ungheria, con dei servizi che anche alcune città italiane si sognano).

Dopo un’edizione in tono minore come quella dello scorso anno stavolta Sziget torna a fare centro con un’organizzazione impeccabile, una line up di livello in tutte le venue e quel senso di libertà che ti pervade entrando dentro l’isola e che quest’anno si annusava molto di più rispetto alle precedenti occasioni.

Un’edizione speciale per tutti: per gli organizzatori, che hanno festeggiato le 30 candeline con il 10 milionesimo visitatore della storia del festival (arrivato venerdì); per gli italiani, che hanno onorato il ritorno di un concittadino sul mainstage dopo 13 anni, il buon Lazza (in un assolatissimo lunedì pomeriggio); per me, che sono tornato a Obuda per la terza volta con lo spirito battagliero che da sempre contraddistingue le mie trasferte musicali.

Come nelle precedenti occasioni ho cercato di raccontare le sensazioni, i sapori, le gioie e le fatiche di un 37enne nel paese dei balocchi. Un qualcosa che tutti i wannabe Pinocchio dovrebbero provare almeno una volta nella vita.

Sziget Festival 2023 – Il reportage

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